viernes, 15 de noviembre de 2013

Por qué mucha gente no va a Misa

El sitio amigo "Messainlatino" publica hoy una carta abierta a un obispo, escrita por un fiel que explica por qué no va a Misa. La razón que da debería ser motivo de reflexión para aquellos pastores que se preguntan  sobre las causas de abandono de la práctica religiosa y, por ende, de la falta de asistencia a la Misa dominical. Esta persona se queja de que en las Misas non hay sentido de lo sagrado, de la falta de silencio y de recogimiento, de los cantos con guitarra generalmente desafinados, de las prédicas que no hablan de la doctrina católica sino de cosas mundanas!
Por qué buscar explicaciones para estas fugas mirando para otro lado? Echándole la culpa a la secularización y afines?

Es muy triste tener que leer esta carta porque refleja una realidad que no se quiere ver! En parte me siento identificada con los sentimientos de este hombre porque yo misma, prácticamente desde mi conversión hasta hace cuatro años atrás cuando finalmente encontré la posibilidad de asistir a la Misa Tradicional de manera permanente, sin dejar de ir a Misa, tuve múltiples dificultades para encontrar una Misa digna de tal nombre, debiendo peregrinar por todos los lugares del mundo donde me ha tocado estar, con los sufrimientos que esta "praxis" me dejaba en el alma... Y no hablemos de lo que malos pastores han hecho para impedir pastorales verdaderamente católicas, persiguiendo y echando congregaciones y parrócos fieles que tuvieran un poco de... "olor a Tradición"! De esta barbarie he sido testigo y ha marcado mi vida espiritual. Evidentemente hay "pastores" a los cuales no les importa para nada la salvación de las almas... Es un hecho!

Se pide en esta carta que los sacerdotes se dediquen a ser sacerdotes! Ni más ni menos! A veces me pregunto qué lleva a un joven, a un hombre, seguir una vocación al sacerdocio? Se entiende bien qué significa serlo?

Que el Señor nos dé sacerdotes santos que celebren la Misa santamente para que no haya más fieles que se escandalicen y huyan porque no encuentran la espiritualidad que todo católico tiene derecho a cultivar.

Miserere


"Caro Vescovo, non vado più a Messa per colpa dei preti e delle celebrazioni sciatte e senza Dio"

 

Riportiamo una struggente e maliconica lettera scritta da un cattolico "credente ma non osservante" al proprio arcivescovo, S. E. Mons. D. Caliandro (foto) e pubblicata sul quotidiano on line SenzaColonnenews nella rubrica "la lettera del  sabato". 
Quanta tristezza e quanto dolore che trasuda questa lettera...
Incosapevolmente il signore descrive lo stato pietoso e degradato della Chiesa, della non-preparazione dei preti e della liturgia attuali, lo stesso che ormai da anni, nei nostri ambienti, lamentiamo e per cui lanciamo un grido di allarme.
Pubblichiamo la lettera per due motivi. 
1: per dimostrare, ai preti "modernisti" ai curiali e ai prelati che ci leggono, perchè sappiamo che ci leggono, magari anche indirettamente, che non sono solo i "praticanti" bigotti e nostalgici a ritenere squallido, vuoto, osceno, ridicolo l'ormai diffuso e uniformato modo di celebrare la S. Messa (moderna). Certo: non si deve abbandonare la frequenza alla Messa domenicale solo per la sciatteria del rito. Ovvio. Ma per lo stesso motivo per cui ci si inventa mille idee di pastorale e di nuova evangelizzazione... si dovrebbe pensare che una Messa celebrata santamente "come la prima e come l'ultima" è la migliore testimonianza pastorale ed evangelizzatrice.
2. il rimedio richiesto da più parti è il ritorno ad una liturgia più seria, più divina, ai silenzi, ai gesti più ieratici anche e soprattutto durante la Messa "nuova". In questo caso non si parla di vecchio o nuovo rito, ma di Messa santa o di Messa sciatta(dal punto di vista della forma - celebrazione liturgica-, ovviamente, e non da quello sostanziale!). Come ha chiesto Benedetto XVI con la promulgazione del Summorum Pontificum ("reciproco arricchimento" delle due forme), e come ci battiamo di fare noi da sempre (si veda il nostro "motto").
All'epoca eravamo considerati delle Cassandre... ma come Cassandra, ahinoi, col tempo i fatti ci hanno dato ragione. E ora anche i "non praticanti" (diventati sempre meno praticanti proprio per colpa della Messa nuova celebrata senza più ieraticità) ci danno ragione. 
Purtroppo. 
Roberto
ps. La lettera ricorda la bellissima lettera aperta che il servo di Dio Enrico Medi indirizzò ai preti nel 1981 (si può trovare qui), e che in un brano così recita: "... Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell'Altare. A costruire opere, fabbriche, giornali, lavoro, a correre qua e là in Lambretta o in Millecento, siamo capaci noi. Ma a rendere Cristo presente ed a rimettere i peccati, siete capaci SOLO VOI! Siate accanto all'Altare. Andate a tenere compagnia al SIGNORE. La vostra giornata sia: preghiera e Tabernacolo, Tabernacolo e preghiera. Di questo abbiamo bisogno. Nostro Signore è solo, è abbandonato. Le chiese si riempiono [si fa per dire] soltanto per la Messa.... Sacerdoti, parlateci di DIO! Come ne parlavano Gesù, Paolo Apostolo, Benedetto da Norcia, Francesco Saverio, Santa Teresina. IL MONDO HA BISOGNO DI DIO! DIO, DIO, DIO Vogliamo. E non se ne parla. Si ha paura a parlare di DIO. Si parla di problemi sociali, del pane. Ve lo dice uno scienziato. " Ma merita di leggerla tutta.
 ***
 Caro Monsignore, ecco perchè non vengo più in chiesa.
da Senza Colonne news.  (Brindisi)
Eccellenza, 

sono uno dei tanti che si definiscono cristiani ma in realtà non lo sono o non lo sono più. Non vado più in Chiesa; sono un disertore. Ho tradito la mia fede, la fede, come si dice, dei miei padri anche se, in verità, era più quella di mia madre. Nelle statistiche sono presente alla voce “osservanti” perchè i miei figli sono stati battezzati, hanno preso la Prima Comunione e la Cresima, perchè mi sono sposato con rito religioso e perchè, quando morirò, se le circostanze lo permetteranno, prenderò l’Estrema Unzione e avrò un funerale che si svolgerà secondo il rito cattolico.

Ciononostante osservante non lo sono affatto. Vivo in una società relativamente buona e giusta rispetto ad altre aree del mondo e so che questi vantaggi mi sono dati da secoli in cui la Chiesa, fra mille errori ed orrori, ha plasmato un mondo che è, sino ad ora, il migliore dei mondi possibili ma del quale non sono contento per niente. Troppe ingiustizie, troppe solitudini, troppo dolore. Nonostante tutto trovo, qui e là, sprazzi di commovente solidarietà, pratico, per quanto posso, il perdono anche come forma di auto legittimazione, credo nella democrazia come rispetto per il prossimo, nella parità fra uomo e donna, e nella sacralità della vita; conosco parole come accoglienza, tolleranza, sacrificio, condivisione e tante altre che rendono migliore questo mondo anche se, poi, più che viverle in modo esemplare le declino a seconda delle circostanze e, spesso, ahimè, delle convenienze. Comunque mi sforzo per essere migliore.
Beneficio del più grande patrimonio dell’umanità che è la pittura, la scultura, la letteratura e la musica sacra e vivo in un paese in cui di tutto ciò dovremmo essere i gelosi custodi. Faccio ciò che posso ma prendo tutto per scontato. Insomma beneficio dei valori rivenienti dall’elaborazione della cultura cristiana; prendo il meglio della tradizione senza dare niente in cambio. Sono culturalmente un cattolico credente ma non praticante e cioè uno dei tantissimi che in Chiesa non ci va, anzi, che in Chiesa non ci va più. Di conseguenza non sono pronto a difendere la mia religione, i miei valori, le mie scelte di vita e quindi non sono pronto a tramandarle, a farne esempio ed educazione. Non è un quadro edificante, lo so, ma ho le mie ragioni che, in sintesi, mi sento di esternare così : la Santa Messa non mi piace, anzi, anch’essa, non mi piace più. Non mi piace più l’aria che si respira in partibus fidelis, dalle vostre parti. Intendiamoci non voglio cominciare la solita solfa sul cattivo esempio dei preti, sulle sacrestie luogo di maldicenze e di intrighi, sugli oratori trasformati in campi di battaglia fra spaccio d’erba tollerato e bullismo istituzionalizzato. Non sono né queste umane miserie che mi tengono lontano né altro; non è per quello che trovo che non vengo più ma, per quello che non trovo. Non c’è più niente di divino, di soprannaturale, di spirituale in queste messe. Niente di “alto” che mi metta in contatto provvisoriamente e, perché no, confusamente, con l’eternità.
Non pretendo di ascoltare ogni domenica le eleganti e raccolte riflessioni di Monsignor Ravasi né i sermoni apocalittici del maestro Eckhart; né mi aspetto di vivere esperienze estatiche indimenticabili ma, almeno, per piacere, un minimo di raccoglimento, di pensieri alti, di riflessione, di sacrosanta solitudine. Cosa c’entrano con la messa quei canti orribili accompagnati da chitarre per lo più stonate? E quelle omelie politicamente corrette a metà fra il populismo e l’educazione civica? Ho perso la speranza di ascoltare canti gregoriani o la grande musica sacra (quella che il genio dell’uomo ha interpretato come base per la predisposizione per il rapporto con l’Eterno) e il profumo dell’incenso è oramai un ricordo lontano, e di ciò me ne sono fatta una ragione, ma ascoltare per dieci, quindici minuti, un prete che guardando l’orologio mi invita a rispettare l’ambiente, a pagare le tasse, ad accogliere gli immigrati, ad amare gli animali a sentirmi uguale ai fratelli musulmani e via di questo passo, è davvero troppo. Io vorrei che in quell’ora fossi messo in contatto con qualcosa di divino; che mi parlaste del paradiso, dell’inferno, dello spirito, del giorno del giudizio, della morale, del peccato, della solitudine e del libero arbitrio e dell’eternità.
E vorrei che non tentaste di insegnarmi ad essere un buon cittadino, un acceso ambientalista, un elettore avveduto o un leale contribuente che, per quello, ci sono già le associazioni no profit, i movimenti, i partiti politici e i gruppi su facebook che lo fanno meglio, e a tempo pieno. Voi vi siete dedicati a fare altro e lo fate bene: l’accoglienza, l’aiuto, la solidarietà, vi riescono bene e ve ne rendo merito ma la Santa Messa è altro e finché non lo capirete le Chiese rimarranno vuote, anche per questo. Io nel frattempo, mi sono reso conto che se voglio speculare sull’eternità mi vado a rileggere l’infinito di Leopardi, se voglio cogliere la particella di Dio devo ricorrere al bosone di Higgs e se voglio approfondire il tema del libero arbitrio e della condizione umana è meglio se ascolto Jovanotti : “ io lo so che non sono solo anche quando sono solo e rido, e piango, e mi fondo con il cielo e con il fango” che almeno è intonato. Per questo non vengo più in Chiesa; perchè sulle strade battute dai profeti ora passeggiano gli imbonitori ed io, in genere, Emilio Fede e Marco Travaglio li ho sempre evitati. Absit iniuria verbis.

A. Serni

http://blog.messainlatino.it/2013/11/caro-vescovo-non-vado-piu-messa-per.html